08 January 2015

 
 

Assunzioni in sospeso aspettando il decreto del nuovo contratto Jobs act

 
     
 

Sostiene il governo che gli strumenti per combattere la disoccupazione record, in particolare quella giovanile, sono stati messi in campo e che bisogna avere solo un po’ di pazienza e questi produrranno effetti. Purtroppo, però, tali strumenti sono in ritardo e nell’attesa le aziende rinviano anche le assunzioni già programmate. Abbiamo approvato il Jobs act, dicono il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Ma, a essere precisi, è stata approvata la legge delega, che prevede almeno 5 decreti di attuazione, di cui solo due hanno fatto il primo dei due passaggi richiesti in Consiglio dei ministri, il 24 dicembre. Sono trascorse due settimane ma nessuno dei due schemi di decreto legislativo è stato ancora
trasmesso alle commissioni parlamentari. Né quello sul contratto a tutele crescenti né quello sugli ammortizzatori sociali che fu approvato il 24 «salvo intese», cioè con una serie di aspetti da verificare e che guarda caso è all’esame della Ragioneria generale dello Stato per il controllo delle coperture. Quando i due schemi arriveranno in Parlamento, le commissioni di Camera e
Senato avranno al massimo 30 giorni per il parere non vincolante, poi i provvedimenti saranno approvati definitivamente dal Consiglio dei ministri e, una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entreranno in vigore il giorno successivo. Il contratto a tutele crescenti, insomma, dovrebbe scattare verso la metà di febbraio; incentivando l’occupazione, dice il governo. Non solo perché esso consentirà di licenziare più facilmente i nuovi assunti, ma soprattutto perché le aziende beneficeranno per ogni lavoratore assunto entro il 31 dicembre 2015 col contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti di uno sgravio contributivo totale per tre anni, con un risparmio fino a 8.060 euro l’anno. Fino a quando il combinato disposto fra contratto a tutele crescenti, con i suoi vantaggi normativi, e i consistenti sgravi contributivi non sarà operativo, il mercato delle assunzioni resterà in standby. La situazione dovrebbe sbloccarsi da marzo, sempreché le modalità operative di fruizione degli sgravi siano messe a disposizione subito dall’Inps. Ma all’inizio, più che occupazione aggiuntiva, si avrà un effetto sostituzione: le imprese cominceranno cioè a trasformare i contratti a termine in contratti a tutele crescenti per alleggerire così il costo del lavoro. Se questo fenomeno dilagherà, i 2 miliardi stanziati per il 2015 per la decontribuzione non basteranno e il governo dovrà correre ai ripari. Insomma, quest’anno il contratto a tutele crescenti servirà a ridurre le assunzioni con i contratti a termine e con le altre forme di flessibilità che, solo per il 2015, risulteranno meno convenienti. Mentre per vedere l’aumento dei posti di lavoro bisognerà aspettare la sola cosa che conta: la ripresa dell’economia. Come dicono gli imprenditori, un’azienda assume in più solo se ha ordini da soddisfare. Lo stesso governo, del resto, prevede per il 2015 un’occupazione praticamente stabile (+0,1%) per salire a un + 0,5% nel 2016, se il Prodotto interno lordo aumenterà dell’1%.

 

 
     
 

Fonte: Corriere della Sera

 
 

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